Ammettiamolo… stare in casa ha anche dei vantaggi e uno di questi è sicuramente la comodità!

Sono sempre stata una grande fan dell’abbigliamento domestico…perché sono pigra, si, lo ammetto e perché l’ho sempre trovato una coccola.

Tornare a casa e togliersi vestiti che magari non sono troppo comodi per infilarsi quella felpona gigante che ci fa sentire a casa è un rito che ho sempre amato…in modo particolare nelle fredde giornate invernali.

Era da tempo che pensavo di parlarvi di questo argomento perché credo si presti a spunti interessanti in tema di sostenibilità. Poi, dopo la diretta con Nicola di qualche giorno fa, ho deciso di prendere in mano la cosa e concretizzarla.

Ed è così che è nato l’ #infit

se volete saperne di più andate a sbirciare sul nostro profilo Instagram…magari vi viene voglia di partecipare!

La riflessione da cui è nato tutto è molto semplice:

abbiamo davvero bisogno di capi nuovi e carini da indossare per stare in casa?

E la risposte è presto detta: secondo me, assolutamente no!

Spesso i capi destinati alla vita domestica sono poco costosi (nessuno di noi ha voglia di spendere molto per cose che rimarranno confinate all’interno delle mura domestiche), di materiali di scarsa qualità e inutilmente arricchite di decorazioni e applicazioni. E qui sta il paradosso: perché prediligere l’estetica alla qualità in capi che indosso molte ore al giorno e che quindi dovrebbero farmi sentire comodo e che però non vede quasi nessuno?
Senza dilungarsi troppo in un argomento che mi sta molto a cuore e che quindi mi farebbe scrivere un articolo luuuuunghissimo e noioso vi lascio il link al video in cui cerco di spiegare brevemente il mio punto di vista a riguardo, se vi va di approfondire l’argomento.

Ed ecco la frase di cui parlo nel video, che arriva dritta al punto!

“Quando indosso le camicie con cui lavoro nell’orto o spacco la legna, quando indosso i maglioni di lana con cui d’inverno mi metto davanti al computer, penso che la parola consumatore mi calzi a pennello. Mi dà soddisfazione constatare che questi indumenti mi sono serviti per anni nelle relazioni sociali pria di essere lisi, che dopo essere stati consunti dall’uso mi servono in casa per anni prima di diventare stracci, che mi serviranno a pulire la casa e gli attrezzi di lavoro prima che in qualche industria tessile di Prato siano suddivisi per rifarne tessuti. Più lungo è il tempo in cui li uso, minore è il peso della mia impronta ecologica, più leggero sarà stato il passo con cui ho attraversato il mondo negli anni della mia vita.”

Maurizio Pallante, La decrescita felice

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